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 essere "profeti "oggi...cosa significa?
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onirica.parabola
...donando un sorriso

amicizia innocente


1046 Messaggi

Inserito il - 06/07/2006 : 06:50:07  Mostra Profilo



Fermiamoci un attimo a riflettere col cuore questo prezioso scritto
...a me ha riscaldato l'anima e la propongo a chi vorrà.

onirica

Tempo di profeti il nostro?


Del nostro sempre più amato Giovanni Paolo II,
ricordiamo, credo, il suo indomito coraggio nel
proporre agli uomini di tutti i luoghi la verità di Dio
. E
tutti sappiamo che, se è vero che tutti, ma proprio tutti,
dal Battesimo riceviamo la missione profetica, il Santo
Padre in modo specialissimo lo è per la sua natura
di "voce di Dio". E quello che conta è Dio che si fa
Parola, entrando nelle situazioni dell'uomo
: situazioni
a volte bisognose di conferma nella fede, a volte
bisognose di essere scosse dal pericoloso sonno di
una fede che può diventare cecità di Dio.
Non aveva certo paura Giovanni Paolo II, come del
resto Paolo VI, come l'attuale nostro carissimo
Benedetto XVI.
Due esempi: ricordate quando Giovanni Paolo II,
visitando la Sicilia, da Agrigento, si rivolse alla mafia
con una voce che sembrava fosse il tuono di Dio che
ammonisce, e disse quelle poche parole che si
stamparono nel cuore di tutti: "Non uccidete! In nome
di Dio!"
Fu davvero voce profetica che dette tanto coraggio a
chi forse temeva di farsi voce per paura. Ma la profezia
non conosce paura.
Un secondo episodio, che credo sia rimasto
impresso nella coscienza di tutti, fu quello di Paolo VI,
al momento di dire una parola chiara su problemi, che
oggi si discutono e sono di grande attualità, ossia
aborto, contraccettivi, famiglie. E lo fece con la grande
Enciclica "Humanae vitae", che conobbe tante
reazioni, anche nel mondo della Chiesa...come a dire
che la Parola di Dio, quando si fa voce, non lascia
tranquilli.
Oggi, come sempre, abbiamo bisogno di grande
chiarezza, quella che sola viene dalla Parola di Dio,
l'unica che è Verità e l'unica che può essere luce a chi
davvero cerca la verità...ma viene odiata da chi ama le
tenebre.
Così si esprime il profeta Ezechiele: "In quei giorni,
uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io
ascoltai colui che mi parlava. Mi disse: "Figlio
dell'uomo, io ti mando agli Israeliti, a un popolo di
ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro
padri hanno peccato contro di me fino ad oggi. Quelli
ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore
indurito. Tu dirai loro: "Dice il Signore Dio. Ascoltino o
non ascoltino - perché sono una genìa di ribelli -
sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a
loro" (Ez 2,2-5).
E' chiaro che, quando parliamo di "profeti", intendiamo
definire "il profeta", non colui che fa profezie, ossia
predice il futuro. Oggi è incredibile il numero di
persone che si rivolgono ai maghi o altre persone di
questo genere per sapere da loro il proprio domani. E
tutti sappiamo che nessuno ha il potere di conoscere
il nostro futuro, se non il solo Dio
, eppure spesso
diamo credito a questi indovini, che di vero conoscono
la magia del profitto o il potere di sottometterci con le
minacce. Profeta per noi è solo colui che ci offre
quello che Dio dice per il nostro bene, a nome di Dio.

Ricordo che tante volte mamma, davanti a noi figli che
a volte cercavamo strade non giuste, diceva: "E' ora di
alzare la voce e dire ciò che è giusto e bene a nome di
Dio". Ed era grande la sua autorità. In questo
mamma, papà erano i nostri "profeti"...come lo sono
anche oggi tanti laici. E i profeti non piacciono,
diciamocelo con franchezza, a noi che cerchiamo
invece voci di comodo che diano ragione a quello che
non contiene verità e bontà. E quante ce ne sono!
Purtroppo capita a questi "semplici" profeti di casa
nostra, che sono in mezzo a noi e con la parola e la
vita ci parlano di Dio, quello che capitò a Gesù.
Così racconta Marco nel Vangelo: "In quel tempo,
Gesù andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono.
Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella
sinagoga. E molti, ascoltandolo, rimanevano stupiti e
dicevano: "Donde gli vengono queste cose? E che
sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi
prodigi compiuti dalle sue mani? Non è costui il
carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di
Joses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non
sono qui da noi?" E si scandalizzavano di lui. Ma Gesù
disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella
sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua". E non vi
poté operare nessun prodigio, ma solo impose le
mani a pochi ammalati e li guarì. E si meravigliava
della loro incredulità. Gesù andava attorno per i
villaggi, insegnando" (Mc 6,1-6).
E' l'atteggiamento che si ha ancora oggi quando ci
troviamo di fronte ad un "profeta" di casa nostra e che
accettiamo o rifiutiamo non per quello che dice, ma
per la sua condizione sociale. Incredibile.
Il nostro amato Papa Benedetto XVI, presentando la
tematica della giornata mondiale dei giovani, che si
terrà a Sidney nel 2008, nella lettera dal
titolo "Lampada ai miei passi la tua parola, luce sul
mio cammino"
scrive: "Cari giovani, amate la parola di Dio e amate la
Chiesa che vi permette di accedere a un tesoro di così
alto valore introducendoci ad apprezzarne la
ricchezza...Non è facile riconoscere e incontrare
l'autentica felicità nel mondo in cui viviamo, in cui
l'uomo è spesso ostaggio di correnti di pensiero che
lo conducono, pur credendosi "libero", a perdersi negli
errori e nelle illusioni di ideologie aberranti. E'
urgente "liberare la libertà",
rischiarare l'oscurità in cui
l'umanità sta brancolando. Gesù ha indicato come ciò
possa avvenire: Se rimanete fedeli alla mia parola,
sarete davvero miei discepoli, conoscerete la verità e
la verità vi farà liberi" (dal messaggio ai giovani).
Da Profeta, quasi a confermare quanto il Santo Padre
scrive ai giovani, Paolo VI nella Quaresima del 1965,
diceva: "La prima forma di negazione di Dio è il
sistematico e preconcetto rifiuto a non credere. Non si
esita a parlare di mito, di fiabe, di cose irreali. Ora
questa opposizione, che attraverso i mezzi di
comunicazione si sente circolare nel nostro mondo, e
forma la mentalità di non pochi, parte da un mendace
presupposto. Vi è chi ritiene atto di intelligenza
opporsi all'insegnamento del Signore e alla dottrina
della Chiesa. Per essere spregiudicati, più forti degli
altri, bisogna saper dire di no: io non credo. La
religione si insinua come una imposizione che non
accetta contrapposizione, è fatta per gli spiriti deboli,
non per il pensiero moderno, non per i critici, gli
istruiti, i refrattari alle suggestioni. Essi insistono nel
loro ripudio. E si servono del "lume divino", che è la
ragione, non per cercare la verità, non per accogliere
con simpatia e con gioia LA LUCE DI DIO che entra
nelle anime mediante le parole del Vangelo, ma, per
così dire, chiudono le finestre e usano dl contrario,
proprio la ragione, per negare le verità del Credo e
quindi resistere alla luce e gioia del Signore"
(Paolo
VI, quaresima 1965).
Dobbiamo avere il coraggio di entrare in noi stessi, in
quel profondo dell'anima, là dove c'è il "respiro di Dio"
e quindi il bisogno di verità e di gioia
.
Nei momenti di silenzio interiore, che è il prezioso
momento che Dio crea per farsi trovare, sentiamo tutti,
senza eccezione, la necessità di capire il senso della
nostra vita e quindi la necessità della VERITA' che è
davvero l'aria dell'anima. E' in quei preziosi momenti
che sentiamo il bisogno di vedere il vero volto della
vita e quindi il volto di Dio.
E' impressionante oggi vedere come tantissimi, a
cominciare dai giovani, cerchino le solitudini dei
conventi e amino "le notti del silenzio" che diventano
alba di gioia.
E' il momento in cui appare chiaro come
tutto ciò che il mondo di sempre propone,
come "necessità di benessere o stile di vita
moderna", è solo una fuga dalla verità per camminare
al buio.e si fa strada la sete del vero! Come la
Samaritana al pozzo, ve lo ricordate? "Dammi
quest'acqua!"
Ho sempre nella memoria le veglie notturne nelle notti
che precedevano le Giornate mondiali dei giovani.
Faceva impressione e meraviglia il silenzio dopo
l'ascolto della Parola di Gesù. Ovunque. E non era
solo di qualcuno, ma di centinaia di migliaia di giovani.
Così come è davvero una grazia conoscere,
frequentare, essere guidati da chi crede che la Parola
non è un vuoto suono, ma fa parte della vita: è vera
Vita. E' lì che finalmente si scopre cosa significa
verità, gioia.
A volte, mentre scrivo le riflessioni settimanali, in cui
cerco di rimuovere il velo alla Parola, per farla apparire
in tutta la bellezza, penso a tutti voi, che mi leggete, e
mi pare di essere una grande assemblea che per un
momento si estranea dal buio del mondo ed entra
nella luce di Dio.
E io stesso mi commuovo e chiedo sempre allo
Spirito che guidi la mia mano a comunicare la
bellezza della Parola. Non ci resta che
pregare il Signore perché susciti oggi tanti profeti che
sappiano non avere paura della verità, la vivano, la
comunichino a troppi che vivono al buio.
Si dice che un giorno Diogene fu visto aggirarsi per le
strade della città in piena luce con in mano una
lampada accesa, come cercasse qualcosa o
qualcuno. Gli fu chiesto chi o cosa cercasse: e la
risposta fu, ieri come oggi: "Cerco l'uomo!"
La preghiera che faccio per voi è che sappiate sempre
portare la "lampada che fa luce e che è la Parola", in
cerca degli uomini del nostro tempo.




(Tratta da una omelia di mons. Riboldi)
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